Autore: Patrizia Lombardi
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Perché tra affogati, in questi casi, ci si capisce, ecchecavolo. Ma dico io, come puoi tradirmi con una donna più vecchia e più sciatta di me, una con le vene varicose a vista, una di quelle che la sera si mettono i bigodini e pure le fette di cetriolo sugli occhi ma tanto le borse restano fedeli lì, al loro posto, e te le ritrovi già pronte per partire in vacanza? Mah! Però si sa, chi non torna sui suoi passi è uno sciocco. E io non sono sciocca. Così abbiamo riannodato le fila e se vogliamo metterla sul piano dei coni gelati beh, da allora, ne abbiamo mangiati diversi insieme. A volte ridendo. A volte tra baci. A volte girati rissosi di schiena. Adesso che ci penso però è un po’ che non ne mangiamo più. Sarà che ci vediamo sempre meno. Sarà che fa così tardi al lavoro, la sera. Sarà che mi è capitato di spazzolare più di un volta dalla sua giacca di panno blu un capello lungo color lino, che se non fossi sicura di averlo già tolto e gettato nel water mi verrebbe il sospetto che è sempre lo stesso ignobile capello che si rimette al suo posto sulla giacca. Un capello, per dimensione e colore, in tutto e per tutto simile a quello della sua segretaria Sofia. Non l’ho mai potuta soffrire, Sofia, e neanche lei a me. Queste cose, del resto, le avverti a pelle, tra donne.
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Patrizia Lombardi. Teramana per nascita, un trisavolo rivoluzionario di cui porta le tracce nel dna, studi classici alle spalle, un “Premio Teramo” di cui è particolarmente orgogliosa perché tra le sue “creature” più amate. Scrivere è il suo lavoro ma soprattutto è la sua vita.