Autore: Simone Gambacorta
Però ne era valsa la pena. Da quando c’era Martina, aveva capito che tutto quello che aveva affrontato in passato era servito. Non erano stati pochi gli anni che gli avevano fatto male, ma quei giorni duri, così brutti che davvero sarebbe stato impossibile riuscire a raccontarli a qualcuno, adesso erano lontani, non c’erano più.
Restava solo quel che gli avevano insegnato, restavano le cose di sé e della vita che forse aveva capito, restava anche, ma veniva fuori ogni tanto, quello strano spavento, quella strana paura, che certe perdite lasciano addosso: e alle volte, di notte, oppure al mattino presto, tornava un ricordo, un pezzo della guerra che aveva perso e che in qualche modo lo aveva salvato. Allora il cuore gli cambiava voce, faceva una capriola, come se volesse scappare pure lui da quel che era stato, da tutto quel piccolo deserto che ogni tanto tornava ad affiorare. Ma durava giusto il tempo di un incubo.
[...] Sorrideva, mentre pensava al suo passato, sorrideva per questa età nuova in cui si trovava da un po’, e senza nemmeno sapere a chi o a che cosa essere grato. Ma sorrideva, e se ne stava seduto lì, nel parco, con quel cono gelato in mano, a proteggersi da un pomeriggio d’estate. Era buono, quel cono, ed era il modo migliore per ingannare l’attesa. [...]
Simone Gambacorta è nato nel 1978 e vive a Teramo. Giornalista, dal 2001 si occupa di libri: lo fa per la carta stampata, in televisione e nel web. Nel 2010 ha ricevuto il Premio Flaiano per la critica, cosa che tuttora suscita la sua incredulità e agita i suoi sonni, convinto com’è che presto o tardi qualcuno si accorgerà dell’errore e gli revocherà il riconoscimento. Un timore simile lo attanaglia quando pensa al Premio Teramo, che è stato chiamato a dirigere nel novembre 2011 come Segretario. Da qualche tempo lavora nella comunicazione e tiene corsi di scrittura. In circolazione ci sono una ventina di pubblicazioni che recano la sua firma.