Autore: Alberto Piccinini
[...] Ascoltarla è fare un rewind veloce negli anni ottanta, dove era tutto uno sfinirsi nell’imitazione di correnti artistiche impalpabili negli anni a venire. I dark, i paninari, Milan Kundera, Sebastiano Maffettone, la canzoni di Sergio Caputo e Frigidaire e Patsy Kensit e quella sua tettina inglese che sbuca da un vestito posticcio durante un Sanremo che più nazionalpopolare non si può, si incontravano sotto i Portici, già allora crocevia e vorace spugna di subculture e generi disparati. Lei ti guida all'interno del suo sogno, un sogno sul quale ha lavorato, tra alti livelli e bassifondi, per quasi trent'anni, fra relazioni abbozzate e centinaia di schizzi, disegni, veri e propri film, nel tentativo sublime di legare le sue due grandi passioni, il sesso e l'arte figurativa [...].
Alberto Piccinini avrebbe voluto vivere all’Aquila dov’è nato o almeno in alta montagna, invece, ha scelto Teramo. Avrebbe voluto essere uno splendido quarantenne quando aveva vent’anni e, oggi, che è un quarantenne e basta, vorrebbe avere vent’anni. Avrebbe voluto essere un giocatore di rugby o uno scrittore alla Bruce Chatwin, ma pratica semiclandestinamente il mestieraccio.