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Il dolce suono

Autore: Andrea Castagna

Quel suono lo aveva ammaliato, al pari del canto di una sirena. Nei giorni successivi, mentre esercitava la sua tecnica sul violino, s’impegnò a scavare in profondità dentro le sue mani alla scoperta di quel segreto. Durante il concerto, il giovane aveva osservato ogni movimento, ogni dettaglio, ma la sua attenzione non era bastata a far scattare la scintilla: l’unica soluzione era farsi ascoltare e accettare come allievo da quell’anziano violinista.

Raggiunse il luogo del nuovo concerto del Maestro e fu ancora rapito dal suo suono, ma questa volta, con la scusa di un autografo, riuscì ad avere quell’attimo di udienza utile per presentarsi e per chiedergli un’audizione. L’anziano maestro non sembrò stupito: probabilmente, in quel giovane, rivide il se stesso di tanti anni prima al cospetto di qualche grande violinista. Non gli negò l’audizione, ma lo ammonì: «Mio caro ragazzo, la ascolterò volentieri, a patto che la sua applicazione vada oltre ogni limite e ostacolo».

Il giovane violinista annuì. Era quasi scontato che un grande musicista ponesse una simile condizione. Qualche giorno dopo gli fu comunicata la data dell’audizione; non aveva molto tempo per prepararsi ma studiò con cura e dedizione ogni dettaglio dei brani in repertorio.

Il lungo viaggio verso la casa del Maestro fu un accumularsi di speranze e di paure. Come poteva essere l’abitazione di un uomo capace di far sgorgare dal suo strumento un suono così etereo? Immaginò pile di dischi in vinile e di partiture abbandonate in ogni angolo della casa. Sorrise.

Giunse a un cancello in ferro battuto, suonò il campanello e percorse un vialetto sterrato, circondato da un giardino colorato di Myosotis, sino alla porta di una casa del ¢700. La domestica aprì la porta e lo fece accomodare nell’anticamera dello studio del Maestro; si ritrovò circondato da un’enorme biblioteca di testi antichi: a un rapido sguardo sembravano ordinati cronologicamente. Gli cadde l’occhio su antiche opere greche e pensò che su quegli scaffali ci fosse ogni sorta di sapere. Il Maestro uscì dal suo studio, lo accolse, e lo condusse dinanzi a un antico leggio in legno al centro della sala da musica; il giovane fu colpito dall’enorme quantità di registrazioni, in vinile e non, che ornavano le pareti. L’unica differenza rispetto alla corsa della sua immaginazione era che tutto si trovasse assolutamente riposto con ordine maniacale. Mentre il giovane iniziava a tirar fuori il violino dalla custodia, il maestro gli rivolse una domanda: «Mio caro, le andrebbe di mangiare un bel gelato prima di cominciare?». La richiesta gli sembrò inusuale, ma pensò che fosse un buon modo per stemperare la tensione e accettò di buon grado.

Uscirono di casa e camminarono per un breve tratto fino a una gelateria e il Maestro gli chiese: «Cosa prendi?».

«Una coppetta con arancia, liquirizia e cocco» rispose il giovane.

Rivolgendosi al gelataio il Maestro disse: «Per me il solito».

Il ragazzo osservò in silenzio la composizione di quell’enorme coppa: cioccolato, stracciatella, menta, limone e panna montata.

Gustati i gelati tornarono in casa ed ebbe inizio l’audizione.

«Mio giovane amico, suoni bene» esclamò il maestro. «Ti prendo. Abbiamo molto da lavorare, dobbiamo migliorare i tuoi gusti in fatto di suono». Il ragazzo, al colmo della gioia, non diede peso alle parole del Maestro.

Ogni quindici giorni si ripeteva il rito della lezione anticipato dall’altrettanto importante rito del gelato. Il rapporto tra i due andava cementandosi e un giorno il maestro disse: «Stai crescendo bene, ma hai bisogno di vedere la professione da vicino. Vuoi seguirmi nei miei concerti?». Il ragazzo non stava nella pelle e di getto, quasi urlando, accettò.

La tournée del Maestro ebbe inizio e, dopo qualche concerto, il giovane si rese conto che prima di ogni esibizione l’anziano violinista ordinava in camerino una coppa di gelato con cioccolato, stracciatella, menta, limone e panna. Il giovane si permise, allora, di osservare ad alta voce: «Non avrei mai immaginato che foste un tipo scaramantico…».

Il Maestro, quasi irritato, rispose: «Scaramantico? E cosa te lo fa pensare?»

«Il rito del gelato» rispose il ragazzo. «Prima di suonare, chiede sempre un gelato e ordina i gusti sempre nel medesimo ordine» .

«Interessante teoria, mio giovane amico» ribatté il maestro. «Nel mio animo speravo che prima o poi mi ponessi questa domanda. In questi quattro gusti c’è l’essenza del mio suono: il cioccolato è la quarta corda del violino, grave, pungente, agrodolce e stucchevole; la stracciatella è la terza, morbida, cremosa, delicata, ma con le note amare e profonde delle gocce di cioccolato; la menta è come la seconda: umorale, allegra e frizzante, ma allo stesso tempo riflessiva e nostalgica; il limone è la prima corda: tagliente, aspro, acido, acuto e aromatico; la panna, infine, è la mia mano destra che impugna l’arco. Minuziosamente, prima di suonare in un concerto, ripasso mentalmente i brani affondando tra i “sapori delle corde”. Quando suono, tutta questa essenza viene fuori e lo strumento riempie le sale di sapori».

D’improvviso al giovane tornò alla mente la frase del Maestro dopo l’audizione. Capì che quello del gelato prima della lezione era sì un rito, ma di ricerca e di sperimentazione. Doveva cercare il gusto e il sapore del suo suono. Ripensò al primo gelato gustato insieme al Maestro: questi non lo aveva giudicato, ma aveva trovato la chiave per aprirgli gli orizzonti del gusto.

 

Andrea Castagna si è brillantemente diplomato con 10, lode e menzione ministeriale sotto la guida del Maestro Antonio Anselmi e, successivamente, ha conseguito, primo in Italia, il Diploma accademico di II livello in Discipline musicali – settore disciplinare Violino – con la votazione di 110 e lode, discutendo una tesi su Nathan Milstein. Ha frequentato prestigiosi corsi di perfezionamento con i violinisti Massimo Quarta, Felix Ayo e con il Maestro Alessandro Milani, primo violino dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai di Torino. Ha successivamente proseguito il perfezionamento a Vienna con il Maestro Jan Pospichal, primo violino dei Wiener-Symphoniker. Ha suonato con l’Orchestra Sinfonica della Rai di Torino, con l’Ensemble Archi della Scala, con l’Orchestra di Santa Cecilia di Roma e con l’Orchestra sinfonica abruzzese, sotto la direzione di Fedoseev, Tate, Arming, Pappano, Judd, Bufalini, Windfuhr, Piovano. È stato primo violino della Viotti Chamber Orchestra, diretta dal Maestro Franco Mezzena, con il quale ha suonato anche come solista. Nel dicembre 2009, sempre con questa formazione, si è esibito nella prestigiosa rassegna “I Concerti del Quirinale”, trasmessa in diretta su Radio Rai 3, con Franco Mezzena e Roberto Prosseda in qualità di solisti. Per la casa discografica Wide Classique, con cui ha già realizzato una serie di Cd, incide i concerti per violino di Haydn in qualità di solista unitamente all’Orchestra Interamnia Ensemble, i Duetti di Viotti con la violinista Grazia Raimondi e il primo volume dell’integrale delle sonate di Mozart per pianoforte e violino con il pianista Lorenzo Bavaj. È in fase di pubblicazione il secondo volume del ciclo delle sonate di Mozart. Suona con il quartetto Opera Petite Ensemble e il tenore Josè Carreras con cui ha già effettuato tournée in Francia, Irlanda, Svizzera, Lussemburgo, Austria ed Emirati Arabi. Dal 2015 è membro stabile dello storico Trio Di Pesaro. A giugno 2018 suonerà in qualità di solista in duo con la pianista Gloria Campaner e l’orchestra sinfonica della provincia di Bari. È titolare della disciplina Musica d’insieme per strumenti ad arco presso il Conservatorio “G. Braga di Teramo”. Suona un Marino Capicchioni del 1938.

 

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